sabato 13 febbraio 2010

AVATAR: Apologia al superomismo cinematografico


Quando il genere umano assiste ad una rivoluzione,generalmente, è conscio d'averla vissuta e provata sulla propria pelle solo dopo molti anni.La storia lo insegna.

E' un dato di fatto che ,quanto sopra esplicitato, non si sia verificato in questo 2010 quando, un regista ormai prossimo ai 60 anni, ha deciso di far sognare il mondo con un'opera che ,sebbene odiata dai puristi, farà parlare di se per decenni sin dal presente.

Sono state sufficienti sei lettere per avviare il cinema alla sua definitiva e ormai annunciata evoluzione: AVATAR.

Il sogno più recondito e proibito del giovane Cameron studente,regista di corti e regista di transatlantici dal macabro e infausto destino.

Quel Cameron che non voleva cambiare il suo cinema ma avviare il mondo a modificare radicalmente la sua antica visione del mondo cinematografico.                                                    

Qualora fosse questo il suo intento, a lui va il nostro più grande e sincero plauso: è ampiamente riuscito nel suo intento.                                                                                                                              

Quindi,dopo mesi di attesa, ordini il tuo biglietto nella multisala più tecnologicamente evoluta della tua regione.

L'hai pagato il doppio ma,fiducioso, sai che anche questo è il prezzo dell'evoluzione.

Dovunque, scorgi strani adesivi e curiosi poster che inneggiano alle nuove implementazioni digitali della sala e, in tal caso, ti accorgi che la pellicola a 35 mm sta per salutare definitivamente l'ultimo dei suoi affezionati. Anche il suo più convinto e strenuo difensore.

Occhiali attivi “X-PAND”,sistema digitale di proiezione 3d DLP, dolby digital.
Nomi che riuscirebbero a confondere anche il più colto degli inglesi.

La tua attenzione ricade ,quindi, sulla nuova multisala. L'omicida del vecchio e tranquillo cinema di periferia che ha chiuso o si è dovuto evolvere. Spesso fallendo.

Entri in sala con il tuo pop-corn sperando sia ancora fatto di mais e ti siedi guardando in faccia l'evoluzione.

Solo in questo momento comprendi che James Cameron sia riuscito realmente a modificare definitivamente la concezione di “cinema” insita nell'immaginario collettivo.Il suo AVATAR è un evoluto e curatissimo miracolo visivo che sorprende per la profondità e il concettuale realismo dello script. Certamente non per l'originalità dello stesso.

Anno 2154. Jake Sully è un marine degli Stati Uniti che,dopo un incidente nel corso di una missione in Venezuela, rimane paralizzato nell'arto inferiore.

Posto in crio-sonno per 5 anni, viene risvegliato per essere informato della morte del fratello.

L'attività di quest'ultimo si era concentrata ,prima della sua prematura dipartita, nella ricerca scientifica relativa all'ecosistema del planetoide Pandora, rigogliosa luna del pianeta gassoso Polifemo nella galassia Alpha Centauri.

Jake Sully, somaticamente e geneticamente compatibile con il fratello, viene selezionato per la missione originariamente affidata al defunto parente.

L'operazione consiste nel collegamento neurale ad un ibrido alieno-umano del tutto identico alla popolazione aliena di Pandora.

Il pianeta risulta essere empio di un particolare minerale ,l'unobtanium, particolare superconduttore a temperatura ambiente.

Compito dell'avatar di Jake Sully è quello di fraternizzare con la popolazione indigena del pianeta ,i Na'vi, conducendola diplomaticamente all'esterno della loro area di insediamento ricchissima del minerale ricercato dalla compagnia terrestre RDA.
Ciò che colpisce maggiormente in “AVATAR” è la sensazionale abilità dei designer di ricreare un onirico e celestiale spettacolo per gli occhi insito in un realistico e magnificiente universo vivente e pulsante empio di vita propria.

Un'ecosistema con flora e fauna perfettametne in simbiosi posti in in un'accezione del tutto ancestrale che mira al divino e al religioso.

Il suo sacerdote,mantra,guida,capo tribù è James Cameron che orchestra elementi tecnicamente impossibili da superare ad uno script poco originale ma di sicuro e marcato spessore.

Nell'ambito squisitamente tecnico sono tangibili risultati al di la di ogni più sfrenata e vivida immaginazione. Artisticamente e digitalmente ,il lungometraggio, offre una chiara dimostrazione del cammino che il cinema ha intrapreso e difficilmente potrà abbandonare. La terza dimensione non risulta essere un mero elemento di contorno ma è pilastro portante che suggella ed evidenzia con nettezza l'insuperata qualità di un prodotto che nasce e matura su tale metodica di proiezione.

Impressiona la capacità di fondere il mondo virtuale in CGI con quello umano con una sapienza ed una delicatezza senza pari.

L'universo creato dal nulla è vero e incantevole ed è in grado di raggiungere vette di qualità esorbitanti dettate da una fantasia artistica che non ha precedenti.

Tutto su pandora vi sembrerà empio di vita propria e non un cumulo di dati in ordine binario.

Tale è il risultato che regista e produttori si erano imposti sin dall'inizio.

A tutto ciò collabora la sognante e meravigliosa colonna sonora di James Horner che richiama le melodie indiane e ,parzialmente, quelle di Titanic.

Note positive per il cast che offre una globale e convinciente interpretazione ,frutto della solita e attenta ricerca di James Cameron..

Splendida la prestazione di Sigourney Weaver che,sebbene non sia immediatamente denotabile, si distingue per qualità di introspezione del personaggio.

Rimangono cari al regista i temi solitamente affrontati come il rapporto tra uomo e tecnologia e l'analisi del contatto tra mondi differenti. Si aggiunge un'insolita denuncia ecologista, velatissima ma carpibile.

Fedele ai suoi trascorsi, Cameron, opta per assegnare al film un titolo unico, privo di acrobazie grammaticali e ricercate proposizioni che possano porre in confusione lo spettatore. Come i semplici ma efficaci titoli delle sue prcedenti opere,anche AVATAR presenta un solo vocabolo nel titolo che viene mostrato, com'è d'uso in tempi recenti, esclusivamente alla fine del film.

Permangono le medesime note dolenti.

Croce e delizia del suo pubblico più affezionato ,il regista, narra di una convinciente e coinvolgente storia d'amore che ,a tratti, sovrasta l'identità stessa del film.

Con sapiente abilità narrativa l'opera coinvolge lo spettatore giungendo a pilotare perfettamente le sue scelte: sin da primo incontro tutti auspicheranno che i due protagonisti possano conoscersi e invaghirsi l'uno dell'altra e ,nel finale, il pubblico parteggierà con fervore per la popolazione dei Na'vi.

Si denotano dei riferimenti ed omaggi ad opere del passato con particolare rilievo per alcuni classici Disney.

Il finale, forse troppo scontato e buonista, è saggiamente ideato per aprire la strada ad annunciati sequel.


L'eredità di AVATAR:

Avatar delinea un nuovo orientamento dell'industria cinematografica ma non è il punto di inizio.

E' la perfetta collimazione del passato lavoro di un regista che offre ,nel 2010, una delle sue opere più remunerative e costose. Il suo sogno di infanzia che progettava sin dai tempi delle riprese sottomarine del TITANIC.

Non è il suo lavoro più maturo.

Affronta temi nuovi che rimangono ancorati alle strutture logiche dei suoi film precedenti dai quali prende in prestito molti elementi.

Il sentimentalismo di “TITANIC” e la proverbiale profondità narrativa del sottovalutato “ABYSS”, il veloce montaggio leggermente “zoomato” di “ALIENS” e la celata ironia di “TRUE LIES”.

AVATAR non è il capolavoro di Cameron ma ambisce a volerlo essere.

Con questo film , il regista ha sviluppato tecniche pionieristiche mai avallate che costituiscono la vera eredità dell'opera.

La nuovo videocamera “PACE FUSION 3D CAMERA” a stereo-obiettivo doppio creata per riprendere la medesima immagine da due inquadrature leggermente sfalsate nel medesimo istante e la doppia camera a spalla utilizzata per riprendere attori e creature digitali contemporaneamente sul green-screen costituiscono solo alcuni esempi.

AVATAR ci lascia la certezza di una trilogia e la creazione di un mondo che potrà accogliere una moltitudine pressochè illimitata di storie e di new-media.

Pandora,in pochi se ne saranno accorti, è dietro la porta di ogni casa,nei parchi di periferia,nelle lussureggianti foreste dell'america meridionale e nelle cascate canadesi,nelle scogliere più irte e nelle barriere coralline australiane.

Pandora non è nulla se non il nostro bistrattato e morente pianeta Terra.

E' una metaforica ,commovente e travolgente ombra digitale di una fin troppo triste realtà.Una paradossale dimensione dove la preghiera,la speranza e i valori morali di amicizia,lealtà e coraggio non hanno perso la loro battaglia contro i malevoli interessi dell'uomo vile e permangono veraci,condivisi e mai vani.Pandora è l'antitesi più definita e preoccupante di ciò che siamo e ciò che stiamo divenendo.E' il sogno recondito di chi applaude il film ma ,nella vita reale, contrasta consciamente ogni suo insegnamento.

Questo è “AVATAR”.




Concorso ai premi OSCAR 2010.

AVATAR concorre per i seguenti premi:

  • Miglior film

  • Miglior regia per James Cameron

  • Miglior fotografia per Mauro Fiore

  • Miglior motaggio

  • Miglior scenografia

  • Migliori effetti speciali

  • Migliore colonna sonora

  • Miglior sonoro


Distribuzione.

Il film è stato distribuito in 3 tiplogie di copie:

Copia in 2D su pellicola a 35mm in formato 21/9 e 16/9

Copia in digital 3D in 16/9 per proiezione con sistema attivo X-PAND e passivo DOLBY 3D

Copia in digital 3D in 21/9



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